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RDJ’s Awards – Seconda parte

Seconda e ultima parte dei bellissimi Awards di Rivogliamo Dontae’ Jones. Ricordiamo che I premi sono espressione delle idee della redazione (da ora RDJ), di Davide Rosa (da ora DavideR) e Matteo Plazzi (da ora Matteo) di Dailybasket e di Davide Uccella (da ora DavideU) di Basketinside. Continua a leggere

Il tavolo delle grandi

Lo sapete, noi preferiamo parlare di basket e non delle cose brutte che possono girare attorno al mondo dello sport, dagli arbitraggi ai soldi alle polemicucce di quartiere. Però, proprio perché ci piace questo gioco, due paroline su quanto successo domenica van dette.

Ricapitolando, a 16 secondi dalla fine Lollo Gergati (sempre lui) segna ancora una volta da tre e porta Torino avanti di 1. Il coach di Napoli, Massimo Bianchi, decide di non chiamare timeout, gli azzurri effettuano la rimessa e danno la palla a Ceron. Dal canestro di Gergati passano pochi secondi (cinque) e a quel punto il gioco si ferma perché il tavolo chiama un timeout. Che Bianchi, appunto, non aveva chiamato. Si discute, c’è un po’ di confusione, il tavolo torinese invece che sotterrarsi per l’errore commesso se la ridacchia anche un po’. Bianchi molto signorilmente decide di levarli dall’imbarazzo e utilizza il timeout.

Il problema è che al ritorno in campo della squadre c’è rimessa per Napoli da centrocampo con 11 secondi da giocare. Quindi gli arbitri e il tavolo, per ringraziare Bianchi per averli tolti dall’imbarazzo di aver chiamato un timeout inesistente, hanno deciso di fare finta di nulla e di proseguire il gioco come se il coach napoletano avesse effettivamente chiamato il timeout. A pensarci a freddo la scelta dovrebbe essere stata questa, ma al momento la nostra reazione è stata più o meno la seguente

Ora.

Non sappiamo se Ceron avrebbe segnato se non fosse stato fermato il gioco.

Non sappiamo se senza il timeout Napoli avrebbe trovato la tripla di Brkic per il +2.

Non sappiamo se Mancinelli avrebbe segnato con il fallo, in un’azione in cui Torino ha avuto pochissimi secondi a disposizione per cercare il canestro della vittoria.

Non sappiamo se dopo il canestro di Mancinelli Bianchi avrebbe chiamato il timeout che non ha potuto chiamare perché aveva gentilmente concesso l’ultimo rimanente per venire incontro all’errore del tavolo.

Non sappiamo se la preghiera di Black, con qualche secondo in più a disposizione, avrebbe trovato il bersaglio.

Non sappiamo se tutto questo possa essere oggetto di ricorso da parte di Napoli, ma la vediamo difficile.

Di sicuro sappiamo che a Torino dovrebbero cambiare gli addetti al tavolo, che va bene che questo è un campionato dilettantistico, ma ste cose non le abbiamo visto manco in C Regionale. E chest’è.

Napoli quasi perfetta, ma vince Torino (e la freva)

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“L’attacco vende i biglietti, la difesa vince le partite”, o del “da oggi giochiamo sempre a mezzogiorno”. Così, a scelta tra una di queste banalità, avremmo iniziato il pezzo nel caso in cui l’epilogo di Torino-Napoli fosse stato quello che ci aspettavamo e che forse doveva essere. Invece, stiamo a raccontare un’altra storia: un 74-73 che grida vendetta. Una partita condotta dal 1′ al 38′, con la Napoli più concreta e concentrata della stagione. Poi gli ultimi 90”, un immenso Mancinelli, il carattere di Amoroso e Gergati per loro; un mostruoso Ceron, la tripla scacciasciacalli di Brkic per noi. In mezzo il caso del timeout… e per chiudere il gioco da tre punti del Mancio, agevolato dall’imbarazzante difesa di Weaver. Che dire, fa male anzi malissimo. Ci fa “andare in freva” per usare un’espressione che è così bella quanto unica, molto meglio di quei cori offensivi fatti con lo stampino, che dal calcio sono passati alla nostra amata palla a spicchi. Lascito di qualche “illuminista” della curva torinese.

La partita la dovevamo chiudere prima. Li abbiamo tenuti in scacco tra i gli 8 e i 4 punti di scarto per così tanto tempo che pensavamo di averli cotti a puntino, dimenticando che sono una delle migliori squadre da rimonta del campionato. Abbiamo perso un’occasione, forse una delle ultime per continuare a cullare qualche ambizione da playoff. Ma abbiamo giocato una gara quasi perfetta, senza Valentini e Allegretti. Eppure qualcosa è mancato, e abbiamo trasformato il finale in un bellissimo scontro tra pugili di classe che se le danno di santa ragione, quando invece il match doveva finire per k.o. tecnico molto prima. Sulle ultime tre azioni difensive ognuno ha la sua idea. La nostra è che non si possa concedere quel tiro da tre punti a Gergati con tre metri di spazio, e che sull’ultima azione Mancinelli va via a Weaver a destra. Lo riscriviamo: “a destra”. E allora caro Kyle o la fai segnare e si va al supplementare, o allora fai un fallo come comandano gli dei del basket e lo mandi in lunetta. Mancinelli ci ha distrutto, è un campione, certo, ma gli abbiamo concesso di fare quello che sa fare meglio, sempre su ogni possesso. In attacco la partita di Ceron (27 punti  e massimo in carriera) è un inno alla gioia. Superbo, e gli renderemo merito nella “pagellacce” . Black e Malaventura non hanno sporcato il foglio, ma Weaver nel secondo tempo ha segnato solo 4 punti, perdendo una sanguinosa palla in attacco, prima di regalare a Brkic un assist meraviglioso per il canestro che doveva valere la vittoria. Ecco doveva…ma non è stato. Siam stati da 7 e mezzo, e certe volte non basta.

Chiù Black rà midnight

Torino è più forte, ben allenata e gioca un bel basket, dunque ha meritato di vincere. Il pezzo post partita potrebbe anche finire qui, ma se non scriviamo qualche migliaio di parole noi non siamo contenti, e quindi andiamo avanti.

La buona notizia è stata la risposta del pubblico, in crescita rispetto alle uscite precedenti (sui 1400 spettatori, ancora pochini ma piano piano aumentiamo) e decisamente più caloroso. Sarà la partita piacevole, sarà che non c’è il Napoli, sarà che il nome Torino evoca sempre reazioni poco amichevoli. Fatto sta che c’è una bella atmosfera, si fa casino quando lo si deve fare e a fine partita c’è pure l’applauso per la squadra nonostante la sconfitta.

Napoli deve fare a meno di Bryan ma recupera Ceron (ultima apparizione a Veroli alla seconda giornata) e in parte anche Allegretti, in campo più per far rifiatare Brkic che per altro. Torino ancora senza Steele e Mancinelli, che però è presente al palasport per raccattare numeri di telefono di pulzelle e una buona dose di insulti. Ah, e la mozzarella.

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Verso Napoli-Torino: due chiacchiere con Davide Rosa

Domenica si torna in campo con Torino e quale migliore occasione per ritirare fuori dal cassetto la nostra rubrica di preview? A illustrarci la situazione in casa PMS è Davide Rosa, che segue Torino per Dailybasket ed è tra le menti malate che sono dietro al miglior podcast italiano sull’NBA (Ball Don’t Lie) e al miglior sito dove leggere articoli di basket (Grantl… ehm, Hoops Democracy). Lo trovate su twitter con l’intuitivo nick @ShOwmeHOw2play. Insomma, è un prezzemolino che manco l’Alessia Merz dei bei tempi.

Napoli e Torino. Ci eravamo lasciati due anni fa con due eliminazioni abbastanza brucianti nei playoff di DNA, ci ritroviamo in Gold dopo due percorsi decisamente diversi. Domenica pomeriggio ho dato un’occhiata alla partita con Capo d’Orlando sulla webtv di LNP. Due anni fa il PalaRuffini era abbastanza deserto, ora me lo ritrovo con 5mila persone solo due ore prima di Juventus-Napoli. Che diamine è successo?

E’ successo che c’è un progetto interessante, con acquisti importanti e con giocatori come Mancinelli che sono un’ottima aggiunta oltre che dal punto di vista tecnico per una Lega Gold anche dal punto di vista promozionale. Lo stesso Pillastrini domenica faceva notare come al suo arrivo (la scorsa stagione, non tanti anni fa), ci fossero, testuali “poco più delle moglie dei giocatori, ora ci sono 5.000 persone che chiedono gli autografi anche dopo una sconfitta”.  Torino ha voglia di basket e come “bogia nen” sono difficili da muovere, per cui ci voleva una squadra di alto livello per riprendere entusiasmo. Ecco, se posso aggiungere una cosa, mi ha stupito molto la disponibilità di Mancinelli ed Amoroso con i tifosi. Sono sempre pronti a farsi fotografare e a firmare autografi sorridenti senza dare l’impressione di atteggiarsi da Star, cosa che con il loro pedigree qui a Torino pensavo potessero fare.

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Napoli-Torino al PalaBarbuto nella stagione di DNA. L’ultimo scontro diretto lo abbiamo rimosso, non esiste.

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Dieci motivi (più uno) per venire al PalaBarbuto

L’infermeria è piena, la posizione in classifica non è delle migliori e domenica a Napoli arriva Torino.

Sarà una partita importante contro una squadra di vertice, e su RadioMarte ieri Maurizio Balbi ha chiesto il supporto di un pubblico che finora ha risposto in maniera tiepida alla presenza di una squadra buona e di una società che ha fatto tanti sforzi, da un anno a questa parte, per fare sì che i tifosi napoletani potessero guardare del basket di buon livello.

La scintilla ancora non è scattata, le presenze al PalaBarbuto si attestano solitamente intorno ai 1200 ma nell’ultima gara interna con Casale l’impressione era che ci fosse un po’ di gente in meno. Insomma, al palazzetto ci va ancora quello zoccolo duro che bene o male c’è sempre stato e sempre ci sarà. Gli altri tendono ad arrivare a due minuti dalla palla a due, rendendo difficile la creazione di un buon fattore campo.

Contro Torino serve di più. E’ vero, i biglietti costicchiano (ma la curva a 8 euro può convincere anche gli “occasionali”), lo spettacolo in campo non è ancora dei migliori e le vittorie tardano ad arrivare, ma sarebbe bello – intanto – iniziare a riempire il palasport. Napoli è una città calcistica, lo si ripete spesso, ma lo è anche Torino. Due anni fa al PalaRuffini non ci andava nessuno, e quando diciamo nessuno parliamo di 500 spettatori ad essere generosi. Domenica scorsa, a due ore dall’inizio di Juventus-Napoli (no, dico, Juventus-Napoli) a vedere Torino-Capo d’Orlando erano in 5000. Merito della società che è stata brava a consolidarsi in questi due anni, ma evidentemente ha trovato anche terreno fertile. Continua a leggere

Lega 2 Gold: ecco il nostro ranking

La nuova Lega 2 in versione Gold si presenta ai nastri di partenza rinnovata nel look, roster e lineup delle squadre partecipanti. Abbiamo provato a costruire una griglia, che in termini di pronostici sul lungo periodo ha la stessa attendibilità del “sì” appena pronunciato da Belen Rodriguez a Stefano “nonsoqualesantomihabenedetto” De Martino. Torniamo seri (?) e mettiamo su questo ranking. Ultima cosa, per noi il livello medio è cresciuto rispetto alla passata stagione: da una parte ci sono nomi grossi nelle squadre con alto budget, dall’altra vediamo un ragionamento quantomeno logico nei team di seconda fascia, che con meno soldi hanno provato a costruire roster interessanti. Continua a leggere