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A che punto siamo?

La pausa può rappresentare un’occasione per tirare un po’ il fiato e iniziare a fare un piccolo bilancio su cosa sta andando bene e cosa meno bene in questa stagione. Proviamoci.

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Qualcosa ci trattiene… il simbolo di una stagione.

La società

Le ambizioni di crescita sembrano esserci tutte. Pochi giorni fa Balbi è stato a Casoria per discutere di impiantistica (vd. video di I Am Naples) e la situazione sembra in continuo movimento.

Ad oggi non sappiamo dove Napoli giocherà il prossimo anno. Dell’idea Casoria abbiamo scritto brevemente qui e ad oggi confermiamo la nostra opinione: può essere una buona alternativa. Di sicuro c’è che già l’idea di parlare con discreta serenità di un prossimo anno, da queste parti, è grasso che cola. E’ ovvio che anche a livello societario qualche errore possa essere stato fatto, ma a parte che non sbaglia solo chi non agisce, per essere un primo anno c’è di che essere soddisfatti. I soldi son stati spesi, forse pure troppi. I pagamenti pare (non ne abbiamo la certezza, ma neanche abbiamo prove del contrario. Se poi viene fuori qualcosa pronti a cacciare il cappio) siano bene o male puntuali, le basi per il settore giovanile sono state poste… c’è da solidificare la “squadra”, nel senso di squadra di gestione, magari inserendo qualche figura di prestigio nazionale e tenendo a bada i paccariatori da parquet o qualche socio un po’ troppo espansivo durante la partita. Ma non ci possiamo lamentare.

L’ambiente

Forse la vera nota dolente. I gruppi organizzati (anzi, il gruppo organizzato), benché composto da poche persone, ha girato tutta l’Italia. Altra parte del palasport è popolata da una tifoseria abbastanza silenziosa e poco incline a farsi trascinare dai cori. Altra parte ancora (o meglio, la maggior parte) è vuota. Sì, il PalaBarbuto è praticamente vuoto, nonostante nelle ultime settimane siano stati praticati parecchi “incentivi” per portare persone, soprattutto scuole, al palasport. Che non si può neanche riempire più di tanto, a causa dei ben noti problemi di agibilità. Ecco, quando accennavamo agli errori della società, di sicuro pensavamo anche alla questione abbonamenti, a prezzi troppo alti. Aggiungiamo al cocktail la brutta partenza in campionato e una squadra poco in grado di accendere l’entusiasmo del pubblico “non affezionato”, e il risultato è sotto gli occhi di tutti. La scintilla con la città non è scattata e probabilmente si tratta della prima cosa su cui bisognerà lavorare la prossima stagione. Ma a Napoli o a Casoria?

La squadra

Si sta sulle montagne russe. I risultati della gestione Bianchi hanno dimostrato che la costruzione del roster non era poi così sbagliata. Certo, non sai mai che Weaver o che Brkic scenderanno in campo. Certo, ultimamente devi abbracciarti spesso a Malaventura e Ceron e sperare che ti portino a destinazione, con il rischio che le gambe arrivino un po’ logore al quarantesimo (nel primo caso) o che l’inesperienza porti a qualche errore (nel secondo). E hai sbagliato americano e passaportato. E l’allenatore. I playoff sono praticamente irraggiungibili, ma sarebbero bastati un paio di punti in più per poter guardare alla classifica con tutt’altro animo. E’ pure vero che lo stesso discorso è valido per gran parte delle squadre dalla sesta posizione in giù. Peccato. Ma probabilmente non è tutto da buttare, e rispetto a due mesi fa questo è un buon segnale. Di questo ne riparleremo a fine stagione.

Riassunto?

Close, but not enough.

PalaCasoria, perché sì (e perché no)

Napoli, abbiamo un problema. Veramente ce ne sarebbe più di uno, ma le nostre competenze (?) si fermano alla palla a spicchi e a tutto quello che gli gira intorno. Questione PalaBarbuto. Partiamo da quanto dichiarato qualche giorno fa dal presidente della Federazione Gianni Petrucci: “È inverosimile che a Napoli ancora oggi l’agibilità del Palabarbuto sia ridotta ed incerta, con tutte le conseguenze negative per l’Expert Napoli. Mi rifiuto di pensare che l’Amministrazione Comunale non gradisca il basket. Sono convinto che in tempi brevissimi i problemi saranno risolti perché a Napoli, più che altrove, sport è anche sinonimo di legalità e vivere civile”. Inoltre, le quattro partite interne disputate dai partenopei (con Forlì, Imola, Casale Monferrato e Torino) sono state ospitate in un impianto al quale le autorità competenti hanno dato, di volta in volta, l’agibilità provvisoria e per un numero ridotto di pubblico. E il problema si ripresenta per la gara con Verona. Una situazione insostenibile, come lamenta Maurizio Balbi, alla quale si sommano situazioni tragicomiche, del tipo che sono i custodi dell’impianto a decidere sostanzialmente quando finisce una seduta, quando spegnere le luci. Roba da far inviperire il giocatore più scarso della nostra Prima Divisione, figuriamoci dei professionisti. Ora potremmo impelagarci in una questione infinita sulle responsabilità delle istituzioni, ma preferiamo parlarvi di una possibile soluzione, che si chiama PalaCasoria, analizzando i pro e i contro di un eventuale cambio di palazzetto.

Fonte: Pallavoloazzurra.it

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