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RDJ’s Awards – Seconda parte

Seconda e ultima parte dei bellissimi Awards di Rivogliamo Dontae’ Jones. Ricordiamo che I premi sono espressione delle idee della redazione (da ora RDJ), di Davide Rosa (da ora DavideR) e Matteo Plazzi (da ora Matteo) di Dailybasket e di Davide Uccella (da ora DavideU) di Basketinside. Continua a leggere

L’emozione non ha Wi-Fi

Immaginate una partita di basket della vostra squadra del cuore. Immaginate che la vostra amata stenti nei primi quarti e vi faccia temere di prendere un’imbarcata. Immaginate che all’improvviso si svegli e cominci a segnare a ripetizione risalendo la china. Immaginate che nonostante gli arbitri (che per principio se fischiano contro chi tifo io sbagliano) e le provocazioni avversarie, la vostra squadra del cuore chiuda la gara alla grande con una difesa asfissiante ed un attacco stranamente fluido e costituito non solo da iniziative personali. Ecco.

Ora immaginate che dopo il terzo quarto, nel bel mezzo della rimonta della vostra squadra del cuore, abbiate controllato i risultati dagli altri campi e, visto che la squadra che doveva vincere per tenervi in vita perde di 30 (TRENTA!), abbiate passato l’ultimo periodo più ad imprecare perché è svanito ufficialmente il sogno playoff che a godervi il finale-thrilling della partita. Continua a leggere

Il giorno in cui Bryan sconfisse la Bora

Se vi aspettate analisi tecnico/tattiche approfondite, avete sbagliato sito e periodo dell’anno. Sarà la salvezza matematicamente ottenuta con la vittoria a Trieste, saranno i primi caldi, sarà che dopo giornate intere a vedere la March Madness in diretta abbiamo faticato a guardare la replica della partita. Fatto sta che ci siam impigriti, tanto che l’idea di base era quella di unificare recap e pagellacce. Poi son venute fuori comunque parecchie parole inutili (tra cui queste), e quindi abbiamo spezzato come al solito.

Prima di iniziare, un messaggio dal nostro sponsor Cicciotto Cartofer, con una pubblicità dai sapori vintage

Napoli schiera Cefarelli in quintetto al posto di Allegretti che è indisponibile e va a fare compagnia a Valentini a bordo campo. Valentini, te lo ricordi Valentini? Chissà che fa, chissà come sta…
Il primo tempo di Napoli è disastroso. Ciò essenzialmente a causa di una transizione difensiva adatta più ad una scampagnata che ad una partita contro una squadra a caccia di punti per salvarsi. Carra fa ciò che vuole su Black, proviamo anche la zona ma becchiamo due triple in faccia… Insomma, un disastro. I primi venti minuti finiscono con Trieste che tira con il 57% da 2 e il 62% da 3, ma soprattutto con 18 assist su 20 canestri segnati. Che è un dato ridicolo in NBA, figuriamoci in un campionato europeo. Rivedendo la partita ci è sembrato che il tavolo sia stato un po’ generoso, ma tant’è. Si va sotto sul -15, ma soprattutto con 52 punti subiti.

Non sappiamo cosa sia successo nell’intervallo, ma pretendiamo che la storiografia parli di un Massimo Bianchi che incita i suoi come Al Pacino in Any Given Sunday, spronandoli alla reazione.

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Ciao Al…

Fatto sta che dal 55-40 impattiamo sul 55-55, con Weaver e Brkic sugli scudi e una difesa che finalmente è presente e non concede spazio all’attacco triestino… E se levi le certezze ad un attacco di ragazzi (promettenti, ma pur sempre ragazzi) e di onesti mestieranti, ci sono ottime chance che tu vinca la partita.
Al 30simo il punteggio è ancora sul +4 per i giuliani, ma Napoli ha vinto il quarto di 11 e ha messo parecchia sabbia negli ingranaggi dei padroni di casa. Brkic è a quota 21, Weaver a 20, e in due hanno segnato 41 dei 64 punti della Expert.

Aspettate un attimo che andiamo a vedere il tabellino finale per leggere a quanto hanno chiuso… COME BRKIC 21 E WEAVER 22? E COME HA FATTO NAPOLI A SEGNARE 20 PUNTI NELL’ULTIMO QUARTO?

Così.

Gorilla Dunk!

Sintesi del quarto quarto

Da 68-64 a 68-74 grazie a 8 punti di Bryan, che riesce finalmente a trovare la giusta intesa con Black. Napoli la riprende e la vince con i giochi a due tra il play e i lunghi, due modi totalmente diversi di interpretare la situazione di partenza: Brkic “poppa” e ti piazza le due triple frontali che non puoi mai concedergli. Sylvere rolla con i tempi giusti, approfittando di una difesa triestina non eccezionale (finora in stagione il pick and roll Black/Bryan era sempre stato disinnescato senza troppe difficoltà) e inizia a sollecitare la struttura del canestro a suon di schiacciate. Prende fiducia e trova anche qualche rimbalzo offensivo. Di conseguenza Brkic può tranquillamente rimanere seduto nell’ultimo quarto.

Nel secondo tempo Trieste ha segnato solo 23 punti, tirando 9/30. 7 i punti segnati nell’ultimo quarto (vinto da Napoli 20-7), con i padroni di casa che hanno tirato con il 25% (3/12).
La difesa ti farà vincere i campionati, ma va bene pure per le partite che servono per salvarti.

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Il secondo tempo di Trieste

March Sadness

E’ davvero difficile scrivere qualcosa su una partita così brutta, e ringraziamo per il titolo qualcuno molto più bravo di noi. Due squadre che sulla carta dovevano essere molto più in alto in classifica, e che sulla carta (ma molto sulla carta) ieri dovevano giocarsi le ultime chances per andare ai playoff. La squadra di casa ha pensato bene di scendere in campo al 28simo minuto, quando il punteggio sul tabellone segnava un rotondissimo -18. La squadra in trasferta ha ringraziato, non mostrando nulla di notevole se non un paio di lampi di atletismo di Giddens e dimostrando di meritare l’attuale posizione in classifica; concetto ribadito dal collasso del quarto quarto. Alla fine ha vinto Brescia, evitandoci perlomeno una settimana di retorica all’insegna dei playoff ancora possibili finché la matematica non ci condanna e del cuore di Napoli capace di rimontare quasi 20 punti di svantaggio.

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Il manifesto del match: gente che urla. E non avete visto il pubblico.

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La fatal Verona

Ci leviamo subito il dente: arbitraggio brutto, l’antisportivo a Brkic (a rimbalzo offensivo!) non sta né in cielo né in terra, l’azione di Weaver non sembrava assolutamente infrazione di passi e ci avrebbe portato sul -3 a un minuto dalla fine. A noi però parlare di arbitri piace pochissimo – sono umani e sbagliano anche loro, soprattutto a sti livelli bassi – e quindi preferiremmo concentrarci su altri aspetti. Che poi Giulietta sarà una zoccola ma pure le mogli di quei tre non scherzano.

Ehm, dicevamo. Napoli ha giocato una buona partita e in caso di vittoria non avrebbe rubato nulla contro una squadra che è alla sua sesta W consecutiva. La Expert è partita forte, con una buona difesa a zona, ritmi molto veloci in attacco e un Weaver da 14 punti e 5/8 al tiro nel primo quarto. Ha tenuto botta nei periodi successivi, nonostante il calo di ritmo, le tante palle perse, i tanti tiri concessi dal perimetro, il maggiore impatto della panchina scaligera, che ha prodotto moltissimo soprattutto con Da Ros (nel primo tempo) e Carraretto (nella ripresa). E qui ci chiediamo come sia possibile che esista ancora chi lascia spazio alle triple di Carraretto. Ad ogni modo: 40 rimbalzi a 33 per Verona con 13 offensivi concessi e 19 punti a 11 provenienti da palle perse.

Il fatto è che, quando non corre, Napoli gioca male. E di conseguenza non segna, soprattutto se Ceron fa più danni della grandine e Weaver viene tolto (troppa panchina) e si toglie (ma perché continua a tirare da 3 senza ritmo?) dalla partita. Non basta la buona volontà di un Black tutto sommato positivo, non basta qualche lampo di Brkic, non basta neanche un Allegretti tornato a buoni livelli dopo l’infortunio. Insomma ci sono momenti in cui l’attacco napoletano è riassumibile con questa immagine.

Nel quarto quarto Bianchi azzarda un quintetto con Black, Malaventura, Ceron, Allegretti e Bryan, che nelle prime azioni soffre perché la continua ricerca del pick and roll tra Tim e Sylvere a sette metri dal canestro è facilmente marcabile e non riesce a creare vantaggi per i tre tiratori, ma poi improvvisamente si sblocca grazie anche ad un paio di ottimi momenti difensivi. Quattro punti di Ceron, recupero di Black, gioco da tre punti di Allegretti, tripla di Malaventura: dal 63-58 si va avanti 66-68.

Mancano 3’20” e dopo uno dei pochi errori offensivi della partita di Allegretti (tripla forzata), Bianchi decide di giocarsela con il quintetto small Black-Malaventura-Ceron-Weaver-Brkic. Il risultato è un 10-3 per Verona con i due lunghi, Callahan e Boscagin, sugli scudi. Poi arriva la presunta infrazione di passi di Weaver, il fallo su Smith e il tecnico a Malaventura che chiude il match. E’ vero, incidono il tecnico e il fallo sistematico nel finale, ma intanto in neanche tre minuti e mezzo prendiamo 19 punti.

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La curiosa shot chart del quarto quarto.

Nelle ultime cinque giornate Napoli ha perso quattro volte. Ha combattuto fino alla fine con Torino e con Verona, ha lottato con Trento, il calendario era complicato e meritava sicuramente di più, come ha detto anche Ramagli. Ma, se vuoi andare ai playoff rimontando dalla situazione complicata in cui eri finito dopo il girone di andata, hai bisogno di essere un rullo compressore e non puoi permetterti giocatori che fanno due partite buone e una oscena. Oppure che giocano solo un quarto a partita.

E chest’è.

A che punto siamo?

La pausa può rappresentare un’occasione per tirare un po’ il fiato e iniziare a fare un piccolo bilancio su cosa sta andando bene e cosa meno bene in questa stagione. Proviamoci.

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Qualcosa ci trattiene… il simbolo di una stagione.

La società

Le ambizioni di crescita sembrano esserci tutte. Pochi giorni fa Balbi è stato a Casoria per discutere di impiantistica (vd. video di I Am Naples) e la situazione sembra in continuo movimento.

Ad oggi non sappiamo dove Napoli giocherà il prossimo anno. Dell’idea Casoria abbiamo scritto brevemente qui e ad oggi confermiamo la nostra opinione: può essere una buona alternativa. Di sicuro c’è che già l’idea di parlare con discreta serenità di un prossimo anno, da queste parti, è grasso che cola. E’ ovvio che anche a livello societario qualche errore possa essere stato fatto, ma a parte che non sbaglia solo chi non agisce, per essere un primo anno c’è di che essere soddisfatti. I soldi son stati spesi, forse pure troppi. I pagamenti pare (non ne abbiamo la certezza, ma neanche abbiamo prove del contrario. Se poi viene fuori qualcosa pronti a cacciare il cappio) siano bene o male puntuali, le basi per il settore giovanile sono state poste… c’è da solidificare la “squadra”, nel senso di squadra di gestione, magari inserendo qualche figura di prestigio nazionale e tenendo a bada i paccariatori da parquet o qualche socio un po’ troppo espansivo durante la partita. Ma non ci possiamo lamentare.

L’ambiente

Forse la vera nota dolente. I gruppi organizzati (anzi, il gruppo organizzato), benché composto da poche persone, ha girato tutta l’Italia. Altra parte del palasport è popolata da una tifoseria abbastanza silenziosa e poco incline a farsi trascinare dai cori. Altra parte ancora (o meglio, la maggior parte) è vuota. Sì, il PalaBarbuto è praticamente vuoto, nonostante nelle ultime settimane siano stati praticati parecchi “incentivi” per portare persone, soprattutto scuole, al palasport. Che non si può neanche riempire più di tanto, a causa dei ben noti problemi di agibilità. Ecco, quando accennavamo agli errori della società, di sicuro pensavamo anche alla questione abbonamenti, a prezzi troppo alti. Aggiungiamo al cocktail la brutta partenza in campionato e una squadra poco in grado di accendere l’entusiasmo del pubblico “non affezionato”, e il risultato è sotto gli occhi di tutti. La scintilla con la città non è scattata e probabilmente si tratta della prima cosa su cui bisognerà lavorare la prossima stagione. Ma a Napoli o a Casoria?

La squadra

Si sta sulle montagne russe. I risultati della gestione Bianchi hanno dimostrato che la costruzione del roster non era poi così sbagliata. Certo, non sai mai che Weaver o che Brkic scenderanno in campo. Certo, ultimamente devi abbracciarti spesso a Malaventura e Ceron e sperare che ti portino a destinazione, con il rischio che le gambe arrivino un po’ logore al quarantesimo (nel primo caso) o che l’inesperienza porti a qualche errore (nel secondo). E hai sbagliato americano e passaportato. E l’allenatore. I playoff sono praticamente irraggiungibili, ma sarebbero bastati un paio di punti in più per poter guardare alla classifica con tutt’altro animo. E’ pure vero che lo stesso discorso è valido per gran parte delle squadre dalla sesta posizione in giù. Peccato. Ma probabilmente non è tutto da buttare, e rispetto a due mesi fa questo è un buon segnale. Di questo ne riparleremo a fine stagione.

Riassunto?

Close, but not enough.

Il tavolo delle grandi

Lo sapete, noi preferiamo parlare di basket e non delle cose brutte che possono girare attorno al mondo dello sport, dagli arbitraggi ai soldi alle polemicucce di quartiere. Però, proprio perché ci piace questo gioco, due paroline su quanto successo domenica van dette.

Ricapitolando, a 16 secondi dalla fine Lollo Gergati (sempre lui) segna ancora una volta da tre e porta Torino avanti di 1. Il coach di Napoli, Massimo Bianchi, decide di non chiamare timeout, gli azzurri effettuano la rimessa e danno la palla a Ceron. Dal canestro di Gergati passano pochi secondi (cinque) e a quel punto il gioco si ferma perché il tavolo chiama un timeout. Che Bianchi, appunto, non aveva chiamato. Si discute, c’è un po’ di confusione, il tavolo torinese invece che sotterrarsi per l’errore commesso se la ridacchia anche un po’. Bianchi molto signorilmente decide di levarli dall’imbarazzo e utilizza il timeout.

Il problema è che al ritorno in campo della squadre c’è rimessa per Napoli da centrocampo con 11 secondi da giocare. Quindi gli arbitri e il tavolo, per ringraziare Bianchi per averli tolti dall’imbarazzo di aver chiamato un timeout inesistente, hanno deciso di fare finta di nulla e di proseguire il gioco come se il coach napoletano avesse effettivamente chiamato il timeout. A pensarci a freddo la scelta dovrebbe essere stata questa, ma al momento la nostra reazione è stata più o meno la seguente

Ora.

Non sappiamo se Ceron avrebbe segnato se non fosse stato fermato il gioco.

Non sappiamo se senza il timeout Napoli avrebbe trovato la tripla di Brkic per il +2.

Non sappiamo se Mancinelli avrebbe segnato con il fallo, in un’azione in cui Torino ha avuto pochissimi secondi a disposizione per cercare il canestro della vittoria.

Non sappiamo se dopo il canestro di Mancinelli Bianchi avrebbe chiamato il timeout che non ha potuto chiamare perché aveva gentilmente concesso l’ultimo rimanente per venire incontro all’errore del tavolo.

Non sappiamo se la preghiera di Black, con qualche secondo in più a disposizione, avrebbe trovato il bersaglio.

Non sappiamo se tutto questo possa essere oggetto di ricorso da parte di Napoli, ma la vediamo difficile.

Di sicuro sappiamo che a Torino dovrebbero cambiare gli addetti al tavolo, che va bene che questo è un campionato dilettantistico, ma ste cose non le abbiamo visto manco in C Regionale. E chest’è.

Napoli quasi perfetta, ma vince Torino (e la freva)

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“L’attacco vende i biglietti, la difesa vince le partite”, o del “da oggi giochiamo sempre a mezzogiorno”. Così, a scelta tra una di queste banalità, avremmo iniziato il pezzo nel caso in cui l’epilogo di Torino-Napoli fosse stato quello che ci aspettavamo e che forse doveva essere. Invece, stiamo a raccontare un’altra storia: un 74-73 che grida vendetta. Una partita condotta dal 1′ al 38′, con la Napoli più concreta e concentrata della stagione. Poi gli ultimi 90”, un immenso Mancinelli, il carattere di Amoroso e Gergati per loro; un mostruoso Ceron, la tripla scacciasciacalli di Brkic per noi. In mezzo il caso del timeout… e per chiudere il gioco da tre punti del Mancio, agevolato dall’imbarazzante difesa di Weaver. Che dire, fa male anzi malissimo. Ci fa “andare in freva” per usare un’espressione che è così bella quanto unica, molto meglio di quei cori offensivi fatti con lo stampino, che dal calcio sono passati alla nostra amata palla a spicchi. Lascito di qualche “illuminista” della curva torinese.

La partita la dovevamo chiudere prima. Li abbiamo tenuti in scacco tra i gli 8 e i 4 punti di scarto per così tanto tempo che pensavamo di averli cotti a puntino, dimenticando che sono una delle migliori squadre da rimonta del campionato. Abbiamo perso un’occasione, forse una delle ultime per continuare a cullare qualche ambizione da playoff. Ma abbiamo giocato una gara quasi perfetta, senza Valentini e Allegretti. Eppure qualcosa è mancato, e abbiamo trasformato il finale in un bellissimo scontro tra pugili di classe che se le danno di santa ragione, quando invece il match doveva finire per k.o. tecnico molto prima. Sulle ultime tre azioni difensive ognuno ha la sua idea. La nostra è che non si possa concedere quel tiro da tre punti a Gergati con tre metri di spazio, e che sull’ultima azione Mancinelli va via a Weaver a destra. Lo riscriviamo: “a destra”. E allora caro Kyle o la fai segnare e si va al supplementare, o allora fai un fallo come comandano gli dei del basket e lo mandi in lunetta. Mancinelli ci ha distrutto, è un campione, certo, ma gli abbiamo concesso di fare quello che sa fare meglio, sempre su ogni possesso. In attacco la partita di Ceron (27 punti  e massimo in carriera) è un inno alla gioia. Superbo, e gli renderemo merito nella “pagellacce” . Black e Malaventura non hanno sporcato il foglio, ma Weaver nel secondo tempo ha segnato solo 4 punti, perdendo una sanguinosa palla in attacco, prima di regalare a Brkic un assist meraviglioso per il canestro che doveva valere la vittoria. Ecco doveva…ma non è stato. Siam stati da 7 e mezzo, e certe volte non basta.

Ho sognato Dontae’ Jones al PalaBarbuto, poi mi sono svegliato

L’altra notte ho fatto un sogno: Napoli conduce di poco su Trento, quando all’intervallo sugli spalti inizia a diffondersi uno strano brusìo che si estende rapidamente a tutto il PalaBarbuto. Le voci girano: è lui, no non è lui, ma sì ti dico che è lui. Dontae’ Jones si accomoda in tribuna, il palazzetto inizia a cantare OOOOOH DONTAE’ JONES ALEEEEE’. Inizia la ripresa, Napoli segna da tutte le parti e mette in cassaforte la gara. Dontae’ si batte il pugno sul petto, il pubblico continua a cantare, ci si abbraccia, c’è chi piange ed è tutto bellissimo.

Il risveglio è stato duro.

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Forte Trento, fortissima. Ha due americani belli tosti come corporatura, un play che gioca per la squadra e due lunghi italiani in grado di mettere punti e andare a rimbalzo. Giocano un bel basket, sono ben allenati, ribaltano il lato, trovano canestri su backdoor. Però…

Però ci aspettavamo una reazione migliore da parte di Napoli. E invece la Expert è entrata in campo con poca voglia di difendere. E – ancora una volta – di andare a rimbalzo. I nove punti iniziali di Trento arrivano tutti su secondi tiri (due triple e un gioco da tre punti di Pascolo). Poco importa che alla fine della partita il conto dei rimbalzi offensivi sia quasi pari, perché ancora una volta Napoli concede tantissimi punti da seconda opportunità (14) e da palla persa (13).

Ed è vero che alla Expert mancavano Allegretti e Valentini, ma è pure vero che Trento di fatto ha giocato in sei (più Lechtaler che ha fatto solo danni), e che la panchina ospite ha prodotto un punto e 0/6 al tiro.

Eppure Napoli ha saputo rientrare due volte in partita, in una gara fatta di strappi e controstrappi. La prima volta ricucendo dal 14-28 al 32-30 con un quintetto senza Weaver, con Brkic e Malaventura a prendersi tiri e responsabilità e con un buon impatto di Cefarelli. La seconda (dopo aver beccato uno 0-9 a chiusura di primo tempo) rientrando dal 32-43 al 44-45, prima che Triche e Pascolo chiudessero il match e, di fatto, la stagione partenopea. Non è un caso che le azioni più efficaci degli azzurri siano combaciate con i momenti migliori in fase difensiva: il gioco latita e ad oggi Napoli può fare male solamente se riesce a non far schierare la difesa avversaria. E non parliamo degli attacchi alla zona, che sono un problema che ci portiamo da inizio anno.

E ora?

E ora ci aspettano due mesi sostanzialmente inutili dal punto di vista competitivo, ma importantissimi per iniziare a pianificare la prossima stagione e capire su chi puntare in vista del prossimo anno (SPOILER: quasi nessuno). Il settimo posto è ancora a quattro punti, ma Napoli è quintultima, i primi a non crederci sembrano essere i giocatori, e per Bianchi sarà difficile tenere alta l’attenzione. Una vittoria a Torino potrebbe riportare entusiasmo e riaprire i discorsi, ma le probabilità sono pochine.

Balbi nel dopopartita ha parlato di prossimi annunci di partnership che varranno anche per il prossimo anno, e questo è ottimo in fase di consolidamento. Ma c’è da capire come conquistare un pubblico, che già di suo è freddino, per spingerlo a venire a vedere una squadra senza obiettivi: oggi il palazzetto era insolitamente più pieno, ma l’affollamento della curva ovest contrapposta al vuoto della curva est fa pensare maggiormente a qualche offerta promozionale sconosciuta ai più che ad un’improvvisa riscoperta della pallacanestro (solo in un settore, quello tradizionalmente meno affollato).

Casale Monferrato-Napoli: le pagellacce

pugno

Malaventura 5: Accolto in maniera trionfale da ex, è tra i meno peggio dei nostri. Un paio di triple, prova ad arginare le guardie piemontesi a rimbalzo, ma non può fare sempre miracoli.

Allegretti 4: Nelle ultime due partite 2 punti totali e 1/7 al tiro. Minutaggio ridotto a soli 13 minuti anche per questo. Impalpabile.

Valentini 4,5: La sua partita (e quella di Napoli) si riassume in un tiro scoccato da mezzo metro che non tocca né tabellone né ferro.

Black 3: Il bottino nelle due gare contro Casale è di 15 punti, 4/12 al tiro, 3 assist, 5 perse e 9 falli. Quello di Dillard nelle due gare contro Napoli è di 41 punti, 13/25 al tiro, 14 assist e 1 palla persa. E, mai come in questo caso, i numeri non dicono tutto. Annichilito.

Montano 5: Anche lui coinvolto nel collasso generale, anche lui impotente contro Dillard.

Bryan 5: Fa quello che può ma i rimbalzisti avversari gli arrivano da tutte le parti.

Weaver 5,5: Il primo tempo è forse la cosa più bella che abbiamo visto quest’anno su un campo da basket, almeno in maglia Napoli. Il polpo è ovunque e fa qualsiasi cosa sia possibile immaginare, anche in difesa dove stoppa ogni pallone (6 alla fine) che passa dalle sue parti. Nella ripresa diventa sogliola, scompare come gli altri, a parte qualche libero conquistato, e soprattutto inizia il festival delle palle perse.

Brkic 3: Lui invece non è che è scomparso, non è arrivato proprio al campo.

Ceron 5: Nel primo tempo è tra i più positivi ed il primo ad andare a rimbalzo e far partire la transizione napoletana. Mettiamola così, almeno ci prova.

Bianchi 5: Prima sconfitta per il coach. Certo, non può sicuramente andare lui in campo a prendere rimbalzi. Certo, ci sono sempre gli avversari, ma la debacle nella ripresa è netta. Archiviamola subito.