Terza sconfitta consecutiva – per quanto preventivabile in casa di un’Orlandina che veniva da cinque vittorie di fila (dopo aver perso le prime tre) – e quinta nelle ultime sei partite. I dati sono là e riassumono la crisi. Napoli a novembre ha iniziato a trovare l’attacco (dai 70 di media di ottobre ai 78 con il 51% da 2 e il 37% da 3), ma ha totalmente smarrito la difesa: nelle ultime tre partite nella casella punti subiti leggiamo 91, 90, 85.
I difetti li abbiamo imparati a conoscere in questi primi due mesi di stagione:
- inizi di gara sballati (anche a Capo d’Orlando pronti via e subito -8) che ti costringono a rincorrere per tutto il match;
- tantissime difficoltà contro gli esterni avversari: massimo rispetto per Portannese ma, al di là dei punti segnati, 6 rimbalzi offensivi manco fosse Ben Wallace…;
- incapacità di trovare una soluzione in grado di portarti due punti facili quando ne hai bisogno (nell’ultima gara i tiri da 2 e quelli da 3 si sono equivalsi e l’Upea è riuscita ad evitare che Weaver attaccasse il canestro con continuità);
- continuo vivere di folate, che se riesci a tornare sul -5 grazie a Black che in un break segna 11 punti su 12 dei tuoi, poi il coach decide di toglierlo e in due minuti becchi un parziale di 0-12 che chiude il tempo.
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