La stagione di… Marco Allegretti

Stagione sfortunata o primi segnali di cedimento fisico? Non è stata un’annata semplicissima per Marco Allegretti, che ha chiuso il campionato anticipatamente (ma era già stato fermo in altre occasioni durante l’anno) ed è finito sotto i ferri.

Chiude con 7.1 punti e 3.5 rimbalzi a partita, con un minutaggio medio di 23 minuti. Per lui una stagione con il 58% da 2, il 32% da 3 e l’82% ai liberi.

allefine

La shot chart di Marco è una di quelle che ti fa comprendere il suo gioco: lungo perimetrale, pronto a colpire sugli scarichi. Non sappiamo se sia colpa dei guai fisici o della situazione tecnica, ma in seguito al cambio di panchina le sue percentuali dall’arco sono calate drasticamente (5/21 con Bianchi).

Per cosa lo ricorderemo

Chi scrive è un grande fan di Allegretti, che è un preziosissimo role player e un giocatore che può essere molto importante tatticamente perché è in grado, con il suo tiro, di aprire le difese. Però bisogna essere onesti e allora dobbiamo dire che non è che di questa stagione ci sia molto da tramandare ai posteri. E’ vero, Marco è un giocatore di sistema. Ed è pure vero che nessuno si aspettava l’Allegretti dominante delle tre partite giocate a Napoli lo scorso anno. Ma, ripercorrendo con la memoria questo campionato, alla fine non ci viene in mente molto, se non un paio di schiacciate clamorose, su tutte quella a Ferentino. Cose che magari non ti aspetti da un Allegretti, e proprio per questo capisci che è stata una stagione un po’ strana. Per il resto c’è qualche prestazione positiva, ma senza essere così determinante, e qualcuna negativa, senza essere così deleterio. Insomma quelle stagioni che alla fine non ti lasciano molto.

E per il futuro?

E per il futuro a nostro avviso dipende tutto da David Brkic. In realtà Allegretti ha un biennale quindi sulla carta dovrebbe essere confermato. Ma ci sono alcuni aspetti da prendere in considerazione. David è più realizzatore ed è uomo a cui puoi anche dare la palla sotto, Marco è più uomo di sistema e decisamente più valido in difesa (specie sul pick and roll, dove – quando sta bene – ha la velocità di piedi per seguire il piccolo). Però in attacco amano stazionare sull’arco e la loro coesistenza non è stata delle più semplici, per quanto l’idea di creare spazi per Black e Weaver fosse buona (ma bisogna aggiungere che né David né Marco sono grandi portatori di blocchi).
Ovviamente un ballottaggio tra i due non può prendere in considerazione solo il talento ma deve necessariamente coinvolgere il diverso peso economico, gli impegni contrattuali e anche il tipo di squadra che si intende costruire. Insomma, se resta Brkic forse è il caso di dirsi arrivederci. Se invece il lungo cesenate parte (e se Marco ha recuperato pienamente dopo l’operazione, cosa che crediamo sia normale ma è sempre meglio specificare) lo si può tenere come arma tattica dalla panchina, utile proprio ad aprire il campo con il suo tiro. Però in quel caso c’è bisogno di un lungo simil-Cain, tosto a rimbalzo e in grado di dare un gioco interno affidabile.

Lascia un commento