RDJ’s Awards – Seconda parte

Seconda e ultima parte dei bellissimi Awards di Rivogliamo Dontae’ Jones. Ricordiamo che I premi sono espressione delle idee della redazione (da ora RDJ), di Davide Rosa (da ora DavideR) e Matteo Plazzi (da ora Matteo) di Dailybasket e di Davide Uccella (da ora DavideU) di Basketinside.

5) Giocatore delusione dell’anno

Anche qui abbiamo dato tre scelte.

RDJ: Nel 2014 solamente una volta Stefano Mancinelli è sembrato Stefano Mancinelli, ed è stato nella gara contro Napoli (chitebbiv): 28 punti, 9 rimbalzi, 4 assist e il canestro della vittoria. Ma il suo apporto è andato via via scemando. Non è stata una stagione facile il Mancio, prima per i problemi fisici, che sembravano essere stati spazzati via da un dicembre da 21 punti di media, poi i dissidi con Pillastrini fino alla progressiva riduzione dei minuti in campo.

Non che c’aspettassimo un fenomeno, ma raramente abbiamo visto americani più scarsi di Ian Curtis Young. Prestazioni tristi come una canzone dei Joy Division, e non a caso l’americano condivide il nome con il rimpianto frontman. 33% da 2, ma che scherziamo.

Chiudiamo con Tamar Slay, che ha di fatto chiuso la stagione con medie molto simili a quelle dell’annata precedente. Solo che lo scorso anno giocava in serie A. Quindi Mancinelli 3, Young 2, Slay 1.

DavideR: David Brkic, gran parte della delusione di Napoli la si deve alla sua scialba stagione; Fabio Di Bella: mi era piaciuto molto come acquisto quello di Di Bella, che aveva esperienza e capacità tecniche per portare ai playoff Brescia, invece non è riuscito ad incidere più di tanto. Stefano Mancinelli: parliamo forse del giocatore potenzialmente più dominante della Gold e per buona parte lo ha anche dimostrato. Però sul finire lo scazzo con l’allenatore e la chiara rinuncia a troppi tiri ne fanno una piccola delusione.

Matteo: Potrei fare una carrellata dei giocatori dell’Andrea Costa ma mi limito citando solo l’immenso Ian Curtis Young, “veterano” americano scelto da Esposito per lanciare le ambizioni di Imola e sprofondato dopo mezza stagione tra fischi e incomprensioni. Finito a Firenze in Silver la sta sapientemente guidando alla retrocessione, insomma due retrocessioni in un anno, mica pizza e fichi. Discorso differente per Fiorello Toppo che dopo aver contribuito alla promozione di Pistoia era atteso ad un ruolo altrettanto fondamentale a Barcellona ma dopo un inizio difficoltoso e complici anche alcuni problemi al ginocchio, ha visto precipitare minuti di gioco e soprattutto concretezza sui due lati del campo.

DavideU: 3 – J.R. Giddens. Quando i numeri non sono tutto: è il 4° uomo valutazione della lega, eppure Brescia pensa già da settimane al prossimo anno. Ha voluto la bicicletta la Leonessa (e amori del genere sono rari nel basket di oggi), ma avrebbe dovuto anche pedalare di più: Slay non aveva la leadership, il carisma e il talento di un Jenkins passato a migliori lidi canturini, anche per questo ci si aspettava un JR più pronto a metterci la faccia, e senza quelle cassanate che spesso e volentieri hanno infuriato Martelossi, rispedendolo in panchina senza più rientrare in campo. Sulla qualità non si scherza, il problema è una testa totalmente sfasata. Peccato…

2 – Rodney Green. Non è mai entrato in ritmo: proprio come la sua Ferentino, falcidiata dagli infortuni e da un turnover a volte eccessivo. Luccichii di talento non mancano, in quelli rivediamo il grande mattatore dello scorso anno (anche in quel caso dovette riprendersi da un brutto infortunio), ma in questa FMC non c’era un Ware che gli desse meno pressioni, soprattutto dal punto di vista realizzativo e dell’atletismo. Comunque, è tutta esperienza…

1 – Ronald Steele. E’ vero: ad agosto, un brutto stop, al primo allenamento. Ma da dicembre in poi nessun acuto, e anzi tanto da farsi perdonare, specie nella gestione di quei finali che Torino ha pagato con un’uscita prematura dalla Coppa, e che Torino tuttora paga ancora con uno spogliatoio spaccato e una parte bassa nella griglia play-off. Tutto può cambiare con la post-season, ma il giocatore di buona fattura visto a Montegranaro è letteralmente sparito.

6) Giocatore rivelazione dell’anno

Qualcuno che non è degno dell’MVP ma che comunque si è dimostrato utile oppure qualcuno non degno del miglior under ma comunque promettente.

RDJ: Di Ryan Bucci abbiamo già detto nella prima parte, ma il dollaro vogliamo metterlo su Brandon Triche. Che fosse forte lo si sapeva, ma c’era qualche dubbio sulla sua tenuta tecnica e mentale all’esordio in un campionato professionistico. E invece 16 punti di media e dal 24 novembre è andato sempre in doppia cifra. Se Trento non riuscirà a salire, probabile che lo vedremo comunque nel massimo campionato il prossimo anno. Come “honorable mention” mettiamo Tyler Cain, che il prossimo anno vedremo molto probabilmente in serie A. Ma di lui parleranno gli altri.

DavideR: Marco Portannese. Un tifoso di Torino segue sempre Marco volentieri. Quest’anno con dei mammasantissima in squadra ha saputo comunque ritagliarsi spazi importanti, cosa non scontata. Poi porta con disinvoltura una pettinatura che sarebbe illegale in almeno 20 stati civilizzati come se fosse il meglio fico der bigonzo

Matteo: Non mi aspettavo tanto da Tyler Lee Cain, il centro americano della FulgorLibertas Forlì. Qualche buona stagione nel campionato lettone, arriva a Forlì e nonostante la situazione non certo rosea per i romagnoli è stato sin da subito il migliore dei biancorossi. Ha grinta ed energia da vendere, gioca bene spalle a canestro, prende egregiamente posizione e fa il suo anche nella propria metà campo. Chiude con quasi 17 punti a partita con percentuali altissime e come miglior rimbalzista di Gold con 11 di media. Non sono bastati per salvare Forlì, ma certo non per suoi demeriti.

DavideU: Tyler Cain. Se Forlì ha ceduto solo al rush finale in chiave salvezza, lo si deve per l’80% al ragazzotto del Minnesota. Due volte campione lettone con Riga, è stato l’unico a non aver mai deluso l’esigente pubblico mercuriale: 17 punti e 11 rimbalzi, stoppa e intimidisce, gran passatore, quasi un play aggiunto, migliore per valutazione e miglior rimbalzista del campionato: identikit di un giocatore che può sfondare, ma chissà… forse il limite della Fulgor è stato proprio quello di non poterne fare a meno. Nonostante abbia solo 25 anni, si è confermato tra gli elementi più navigati del gruppo: solido e attento in difesa, in fase offensiva ha carattere e tanta determinazione, nonostante non sia proprio un gigante coi suoi 203 cm, dalle sue dita è passato il 90% dei punti chiave. Fra i migliori lunghi di tutta l’Adecco Gold, non c’è dubbio, e un obiettivo obbligato per chi il prossimo anno vorrebbe salire di categoria.

E poi anche Darko Jukic. Una delle pochissime note liete nel disastro jesino di Piero Coen. Ventitreenne danese di nascita, che si adatta a giocare su più ruoli (3/4), autentica “scoperta” della società aurorina, ha avuto un campionato sfavillante fino a dicembre: a Biella infatti, durante uno scontro di gioco, si è procurato una bratta frattura alla mano sinistra che di fatto lo ha tenuto fuori per un mesetto. Al ritorno ha sofferto un clima alterno e di pochi stimoli, ma la stoffa c’è.

7) Squadra rivelazione

RDJ: Indecisi tra le due migliori difese del campionato. Non pensavamo che Casale Monferrato potesse fare una stagione di questo tipo, ma alla fine scegliamo il miracolo Veroli, squadra che ha concesso pochissimo sugli esterni (solo il 32% da 3, miglior dato del campionato). In attacco poco talento e pochi punti, ma cinque giocatori in doppia cifra per punti segnati, nessuno sopra i 13 di Sanders. Così come a rimbalzo ci sono tre giocatori intorno alle cinque carambole di media a partita e nessuno staglia sugli altri, dimostrazione che siamo di fronte ad una squadra in tutto e per tutto.

DavideR: Biella era partita con l’obiettivo di salvarsi dopo problemi economici. Ha deciso di puntare forte sui giovani e ha trovato una bellissima risposta culminata con la vittoria in coppa Italia.

Matteo: Nei pronostici fatti a settembre non avevo messo la GZC Veroli tra le prime 10, la vedevo in lotta per la salvezza, ma come al solito non ci azzecco mai e la squadra ciociara farà sorprendentemente i playoff. Quindi i miei complimenti vanno a Marco Ramondino, il più giovane coach di Gold, che ha dimostrato di essere all’altezza del ruolo lasciato da Marcelletti. Nuova dirigenza, un budget ridimensionato, un roster completamente ricostruito in cui tutti portano un mattoncino alla causa, dai tanti giovani come Casella e il suo tiro mortifero ai due americani semisconosciuti in Italia, fino ai giocatori navigati come Blizzard e Cittadini. Ah un grazie sentito per averci seppellito sotto 56 punti di scarto, tanto per infliggerci un record negativo in più.

DavideU: Casale Monferrato. E’ stata la Novipù dei miracoli, senza mezzi termini. Un progetto che ripartendo da una formazione costruita al non plus ultra del low cost, con focus su giovani e scommesse scovate dal genio di un super DS Marco Martelli, ha superato per miracolo un’estate aperta in modo a dir poco macabro, con l’annuncio di una ripartenza in C regionale dopo 15 anni di continue scalate. Coach Griccioli merita piazze ambiziose, Dillard e Jackson non hanno fatto rimpiangere Ware e Green, Casini si è confermato un giocatore all-around e instancabile, Fall, Di Prampero, Amato e Giovara si sono rivelati ottimi prospetti in fase di turnover, ma senza dimenticare la concretezza e il giusto opportunismo di capitan Martinoni e Donato Cutolo: ecco il successo sportivo (e non solo) di un territorio, che con l’unione di intenti di tifosi, istituzioni e imprese, ha difeso la pallacanestro come bene comune, il suo vero fiore all’occhiello. Casale Monferrato ormai è una presenza fissa nella geografia del basket che conta. E ne siamo contenti.

8) Squadra delusione che non sia Imola (scusa Mattè…)

RDJ: Probabilmente dovremmo dire Napoli. Alla fine una squadra con Black, Malaventura, Weaver, Allegretti, Brkic, Ceron e Bryan non dovrebbe salvarsi matematicamente a tre giornate dalla fine. Il campionato della Expert è stato una sorta di montagna russa con più bassi che alti. Ma la società è nuova e una prima annata sotto le aspettative può starci, soprattutto perché i risultati del ritorno fanno pensare a grosse responsabilità della guida tecnica, posto comunque il permanere di problemi strutturali. Puntiamo allora su Jesi, che è stata sì penalizzata dagli infortuni (Rocca fuori da febbraio, Goldwire rotto da gennaio e ceduto una volta rientrato, Jukic pure non sanissimo), ma che ha potuto tirare un sospiro di sollievo solo a fine campionato. Raramente Coen è sembrato in grado di controllare lo spogliatoio e così ci si è dovuti aggrappare nuovamente a Michelone Maggioli (da febbraio SEMPRE in doppia cifra per punti segnati).

DavideR: Napoli (scusa Vittò). Aveva tutto per arrivare quantomeno ai playoff e si è impelagata in una stagione con pochi picchi. A volte però esserci (fino alla fine) è già un successo.

Matteo: Mi è stato imposto dalla regia di non indicare Imola, sarebbe come sparare sulla croce rossa, per cui la mia scelta ricade sulla Leonessa Brescia che dopo la splendida stagione passata con annessa finale persa contro Pistoia, quest’anno è fuori dai playoff. I soldi investiti non sono stati pochi, JR Giddens dopo la buona stagione passata è stato riconfermato e sono arrivati giocatori di categoria come Tamar Slay, Fabio Di Bella, Robert Fultz e Tommaso Rinaldi, oltre al ritorno di Franco Bushati, per un roster abbastanza profondo e competitivo, ma la stagione dopo un buon inizio è stata troppo altalenante, con annessa vicenda nebulosa dell’esonero di coach Martelossi tramite sms, esonero frettolosamente revocato dopo una sommossa popolare.

DavideU: Jesi. Sull’annata dei leoncelli pesa un bilancio magro, fatto di appena 26 punti in classifica. Squadra rocciosa tra le mura amiche, forte di ben 11 vittorie su 15 gare, ma il problema per gli arancioni è nato e rimasto semmai lontano da Via Tabano, con una sola scontata vittoria sul parquet di Imola. Non il massimo per una rosa che partendo da un mix perfetto di esperienza (Maggioli, Rocca, Borsato), talento (Goldwire) e gioventù (Santiangeli, Jukic), ha pagato molto i 7/10 di roster completamente nuovi, e forse un coach che pur abilissimo al piano di sotto (con due salvezze a Recanati e una promozione a San Severo), vive invece la seconda delusione in quattro anni dopo l’occasione persa a Reggio Emilia. Pochissimo per una società che dopo il rilancio estivo per evitare la DNB, ha raccolto lo sforzo degli sponsor storici e nuovi partner. Non si escludeva l’obiettivo di quei playoff che mancano da ormai cinque anni, e che i marchigiani hanno vinto nell’anno di grazia 2004.

9) L’avversario che proprio non avete sopportato

RDJ: Frega niente se tutti parlano di lui come un’ottima persona: sempre avuto un’idiosincrasia per Fabio Di Bella, soprattutto ora che si è fatto i baffetti da portoricano.

Sembra quei play cacacazzi che odiavi affrontare nei videogiochi di basket di strada.

DavideR: Marco Carraretto. Di lui mi ricorderò i gomiti appuntiti visti roteare sotto il nostro canestro con la stessa disinvoltura con cui Vince Carter insacca una tripla allo scadere contro San Antonio.

Matteo: Decisamente Gino Cuccarolo, sarà un idolo dei tifosi bresciani ma ricordo ancora discussioni di qualche anno fa quando militava a Treviso e molti amanti della grappa lo consideravano “miglior talento futuribile italiano, pronto a fare il grande salto negli Stati Uniti”. Ecco, negli States magari ci è già andato, ma giusto in vacanza. Dall’alto dei 223 cm non arriva nemmeno a 6 rimbalzi, non ha un grande senso della posizione e in post basso non ha tanti movimenti eccellenti e perde molti palloni.

DavideU: Torino. Spiace parlare di una società che può vantare dirigenti eccezionali, da Domenico Marchese a Julio Trovato, e che fa della programmazione un fiore all’occhiello dimostrato sul campo negli ultimi quattro anni. Sono due però i rospi da mettere fuori sul conto della PMS: il primo va un po’ a ritroso, forse è squisitamente viscerale, con le proteste fin troppo plateali del presidente Forni nel corso della ripresa di Expert-Manital. Braccia alzate, parole al vento, alcune pesanti, insomma la differenza tra grandi e grandissimi n.1 passa anche per questi dettagli, non di poco conto nella prospettiva di una società che vuole sfondare. C’è poi uno spogliatoio dove al momento abbondano un pò troppe figurine e poca coesione: gli americani arrivati a singhiozzo e urticanti nell’approccio al giocato, certi personalismi degli italiani, i giovani come Wojciechowski e Sandri che fino ad oggi sono stati la nemesi dello scorso anno, e infine un Pillastrini inaspettatamente polemico, con tanto di battute al vetriolo sulla stampa. Si potrà anche vincere, ma con questo spirito non si va lontano…

10) L’avversario che invece avreste voluto nella vostra squadra

RDJ: Basta, siamo ripetitivi. DILLARD DILLARD DILLARD DILLARD. Sarà che siamo influenzati dai 51 punti e 14 assist che ci ha rifilato nei due scontri diretti, ma probabilmente con lui al posto di Black a Napoli si starebbe parlando di postseason. Direte voi che alla fine se vediamo le percentuali totali Black (43% di cui 50 da 2 e 25 da 3) ha addirittura tirato meglio dell’ex Dayton (40 di cui 43 da 2 e 35 da 3). Al di là della differenza di valore dei compagni di squadra dei due giocatori – se devi lasciare un metro a qualcuno lo lasci a Black o a Brkic/Weaver/Malaventura? – in quegli undici punti percentuali nel tiro da tre ci sono tanti problemi della stagione di Napoli, che ha affrontato difese che con Black potevano tranquillamente permettersi di passare dietro sul blocco e di chiudere più facilmente gli spazi.

DavideR: Dada Pascolo. Per due motivi: 1) siamo sempre stati in difficoltà con i rimbalzi e lui avrebbe dato una grossa mano. 2) Vuoi mettere avere il privilegio di osservare da vicino la sua tecnica di tiro tutte le settimane?

Matteo: quel giocatore che si è preso recentemente una squalifica, poi revocata, per aver tenuto un atteggiamento atto a fomentare la reazione del pubblico di Forlì mostrando la maglia ripetutamente e in tono irridente dopo prolungate offese piovute dagli spalti. Sì, parlo proprio di quel provocatore di Alan Voskuil, che ebbi il piacere/dispiacere di vedere anche qualche anno fa al Pala Cattani di Faenza con la maglia di Piacenza in una partita che riacciuffò con i liberi allo scadere e poi dominò da solo nell’overtime.

DavideU: Juan Marcos Casini. Uno dei difetti dell’Azzurro è consistito nell’assenza di un giocatore che potesse davvero dare respiro a Tim Black, e dare forse qualcosa in più di TJ dal punto di vista della circolazione e dell’efficienza offensiva e dell’esperienza in categoria. Napoli però è stata anche una squadra che ha spesso sofferto la zona con il tiro da tre strabusato, per non parlare degli uno contro uno difensivi sugli esterni: tutti terreni su cui invece il nostro ex sarebbe stato perfetto con il suo profilo a 360°, e il suo temperamento adattissimo alla piazza. Chiaro poi che il Pistolero non sarebbe stato un salvatore della patria, senza dimenticare che con lui ci sarebbe stato un altro assetto, un’altra combinazione di visti, ma…

Varie ed eventuali

Davide Rosa ci ha indica altre due categorie a piacere (bravo figliolo, ndRDJ). Che cosa ho scoperto durante questa stagione? Che sono per la piena libertà di espressione e lascerei liberi i giocatori di utilizzare i social network come meglio credono. Preferisco sapere un’opinione reale piuttosto che le solite frasi fatte alla “both teams played hard”. Ecco, però non per i giocatori della PMS. E chi sono i migliori giocatori “social”? 1 – Il mio amico Teo Da Ros, che è disponibile, gentile, simpatico e twitta un sacco di cose di foodporn che fanno a cazzotti col mio peso forma. 2 – Matteo Soragna, che è uno dei giocatori più interessanti da seguire su twitter, che si parli di politica, basket o dei capelli di Poeta. 3 – Stefano Mancinelli. NON.

https://twitter.com/mancio6/status/455417700639334400

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