Affinità-divergenze fra il presidente Balbi e noi – Del conseguimento dei playoff

Molto interessante l’intervista a Maurizio Balbi pubblicata giovedì da Repubblica. Ce ne occupiamo con un po’ di ritardo, ma ci sono alcuni punti su cui vale la pena soffermarsi.

Un rapporto tormentato

Un rapporto tormentato

“Se avessimo speso la metà non avremmo avuto lo stesso appeal”

Balbi rivendica le spese effettuate finora, dal cospicuo investimento in contanti all’acquisto del titolo di Bologna (e dei suoi debiti, aggiungiamo). Vero, l’operazione è costata molto. Verissimo, sono soldi che spendi “volentieri” per dimostrare di essere solido e avere appeal sul mercato. Non è un caso che Napoli si sia mossa in anticipo e con forza sul mercato. I primi acquisti effettuati hanno sicuramente instillato fiducia tra i giocatori, che hanno potuto avvicinarsi alla nuova società senza scetticismo.

“I playoff sarebbero un successo”.

Lo sarebbero se pensiamo da dove veniamo. Senza peli sulla lingua, con il budget che è stato speso non arrivare ai playoff sarebbe un discreto fallimento. Poi da qui ad aprile, ovviamente, può succedere di tutto.

“E’ un ricatto psicologico, siamo nell’ambito della peggiore burocrazia” (riferito all’agibilità del PalaBarbuto)

Luci ed ombre, come al solito in questa città. Da un lato la volontà della società, ribadita più volte, di voler intervenire nel rinnovare un impianto che da temporaneo è diventato tristemente definitivo e che ha bisogno di interventi urgenti, a partire dagli spogliatoi che sono recentemente stati rifatti. Dall’altro il doversi scontrare con una burocrazia elefantiaca, che ha dato il via libera ai lavori solamente a settembre e che ancora deve rilasciare delle autorizzazioni. Il nodo dell’agibilità (“ce la daranno partita per partita”) pesa tantissimo sulle spalle di una società che dovrebbe poter operare in tutta tranquillità durante la settimana, e non essere costretta a rincorrere i funzionari per poter giocare le gare casalinghe. E le dimissioni della Tommasielli non agevolano…

“Qualche imprenditore credeva di fare un investimento low cost”

Altro aspetto interessante: ad oggi manca il main sponsor e il presidente capirà benissimo che, visti gli anni passati, un po’ di ansia c’è sempre. Giusto dire “attenderemo finché non verrà riconosciuto il giusto valore al nostro club, altrimenti andremo avanti da soli”, ma trovare un supporto fa bene a tutti. L’ingresso dei nuovi soci può permettere di dormire sogni tranquilli, ma adesso c’è da creare appeal non solo sul lato sportivo ma anche su quello commerciale. E, a proposito…

“E’ fuori della realtà” (riferito a chi dice che i prezzi dei biglietti sono alti)

I prezzi dei biglietti non sono alti. Quelli degli abbonamenti sì. Non tanto per curva (125 euro) e tribune laterali (180), quanto per tribune (230) e tribunissime (325). Escludendo i parterre e senza voler arrivare agli eccessi di Torino, che di fatto li regala (da 60 a 80 euro per 15 partite), Capo d’Orlando mette la gradinata a 100 e la tribuna a 175; Biella – in un palasport nuovissimo – va da 120 a 250; Verona da 90 a 150; Casale Monferrato da 120 a 190; Jesi da 100 a 275; Barcellona (che ha ambizioni di alto livello) da 100 a 180. Certo, c’è anche Brescia che va da 150 a 440, ma loro vengono da una finale promozione persa, noi da qualche fallimento consecutivo. Felicissimi di sbagliarci, ma in un’ottica di riavvicinamento della città al movimento – e con un Napoli calcio così forte – forse potevano essere utili prezzi un po’ più popolari.

“Sono un malato di pallacanestro. E chi mi critica, un po’ m’invidia”.

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