Verso Napoli-Forlì: due chiacchiere con Riccardo Romualdi

forlìOrmai ci siamo. L’ultima volta che siamo usciti da PalaBarbuto (per una gara ufficiale, almeno) lo avevamo fatto con la consapevolezza che da lì a poco sarebbe crollato tutto. 21 ottobre 2012, Imola batte Napoli 73-72. Si riparte poco meno di un anno dopo, e con basi che si spera possano essere decisamente più solide. Il calendario ci ha messo di fronte Forlì, reduce da un quinto posto nella scorsa regular season che mai come oggi sembra lontano. Abbiamo fatto due chiacchiere con Riccardo Romualdi, penna dello storico portale ForlìBasket, che ci ha spiegato qual è la situazione attuale in Romagna. In campo e soprattutto fuori, perché la Fulgor sta vivendo delle settimane complicate.

RDJ: La bomba è scoppiata dopo la frase di Stefano Benzoni “Se finiamo la stagione è già un successo”. La storia sembra essere una di quelle che a Napoli conosciamo bene: non arrivano gli sponsor, non ci sono nuovi soci in ingresso e si arriva al punto di non ritorno…

RR: La storia parte da lontano ed ha avuto il suo apice lo scorso anno quando si sono spesi soldi che non si avevano nemmeno nei sogni, raccontando per giunta alla piazza che i conti erano a posto mentre si vendeva un comunitario. Fatto sta che si è arrivati a questo punto, con la società che ha passato un’estate nel bilico della sparizione, per poi iscriversi in Gold tentando disperatamente di mettere insieme 10 giocatori, cosa che ad oggi non è ancora riuscita. Tutto questo marasma, ovviamente, fa scappare a gambe levate gli sponsor, allontana nuovi investitori  che non investono in questo circo, e disaffeziona una piazza caldissima come quella forlivese.

RDJ: Benzoni è noto innanzitutto per essere un uomo di comunicazione. Com’è possibile che abbia detto una frase simile senza pensare che questa potesse rivelarsi un boomerang, con un roster da completare e a campagna abbonamenti aperta? Pensi volesse lanciare un segnale a qualcuno?

RR: Benzoni ha detto la verità nuda, cruda e durissima. Sbagliando nei tempi e nei modi, ma non nella sostanza. Poteva evitarla? Forse si. Ma un forlivese come lui, notissimo in città e nell’ambiente, come avrebbe potuto spiegare un bluff in caso di sparizione a campionato in corso? Perché è di questo che stiamo parlando. Forlì ad oggi non ha le coperture economiche per tutto il campionato. E voi, a Napoli, purtroppo sapete benissimo come certe storie possono andare a finire.

RDJ: Che atmosfera si respira in città? Leggevo che comunque sono state rinnovate 700 tessere…

RR: L’atmosfera in città, razionalmente, è di scoramento che sfiora il disgusto per certe vicende. Poi però c’è il cuore. Forlì è una città innamorata di basket, ha fatto 1950 abbonati dopo una retrocessione. Quindi, se questa squadra non sbragherà e lotterà in tutte le partite, a Forlì si faranno regolarmente 3000 anime urlanti. Vi lascio immaginare cosa succederebbe se un giorno arrivasse la serie A.

RDJ: Passiamo al lato tecnico, che ovviamente risente di questa situazione: il precampionato è stato avaro di soddisfazioni (alcuni esempi: netta sconfitta a Ferentino, -17 a Recanati lo scorso 27 settembre). Che squadra arriverà a Napoli?

RR: Una squadra senza certezze che ha acquisito un po’ di fiducia dopo la vittoria in amichevole con Imola. Fondamentalmente ha 6 giocatori, se quelli vanno in riserva è notte. Ed in panchina c’è Galli che non vive esattamente di curriculum. La morale è che se Napoli gioca da Napoli e Forlì da Forlì si viaggia sul meno 30 e tutti a casa. Poi la palla è tonda, ma stavolta dovrebbe essere davvero tondissima.

RDJ: Ultima domanda sui due USA: Cain è un giocatore che già ha dimostrato di essere da doppia doppia di media in Europa, e il nostro Bryan avrà il suo bel da fare per contenerlo. Ferguson invece è l’incognita pescata dalla seconda divisione australiana. Che tipo di giocatori sono?

RR: Cain è giocatore di posizione, estremamente tecnico, con un fiuto pazzesco per i rimbalzi. Soffre i centri atletici, quindi con Bryan, se non si carica di falli, avrà vita durissima. Gioca in ritmo, se esce dalla partita, fatica a rientrarci. Ferguson è il classico journeyman americano. Ci si aspettava una guardia, è arrivato un mezzo playmaker che faceva onde nel dopolavoristico secondo campionato australiano, ma che nel primo impatto col campionato italiano ha tirato tanto con mira stortissima nonostante l’abnegazione. Buon difensore, se raddrizza la mira può diventare pericoloso, altrimenti serve il giusto.

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